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“Mio figlio è un terremoto! Iperattivo o solamente vivace?”
Dr.ssa Chiara Forno – Psicologa e Psicoterapeuta
Spesso genitori e insegnanti si trovano di fronte bambini energici, che amano correre, saltare, arrampicarsi, giocare alla lotta e che vengono descritti come “iperattivi”. Spesso però, si tratta semplicemente di bambini vivaci, interessati all’ambiente circostante e curiosi di esplorarlo con tutti i mezzi possibili: occhi, mani o tutto il corpo.
Questi bambini hanno un carattere vivace, sentono il bisogno di muoversi, corrono tanto, ma sono anche in grado di fermarsi. Proprio la consapevolezza di potersi fermare, di riuscire a modulare e regolare la propria dinamicità è un primo indicatore che separa il normale carattere vivace del bambino dal sospetto di iperattività o ADHD.
Il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività è disturbo dell’autocontrollo che insorge in età evolutiva ed include difficoltà di attenzione, concentrazione, controllo degli impulsi ed un elevato livello di attività motoria (iperattività).
Tale disturbo ha caratteristiche specifiche quali:
I sintomi iperattivi-impulsivi o di disattenzione che causano le difficoltà devono essere presenti prima dei 7 anni e devono manifestarsi in almeno due contesti ad es. a scuola e casa.
Quando ci troviamo di fronte ad un disturbo da deficit di attenzione ed iperattività, innanzitutto ci troviamo di fronte ad una sintomatologia che provoca una marcata compromissione del funzionamento scolastico e sociale. Quando si descrive un bambino iperattivo, si deve pensare ad un auto che corre continuamente all’impazzata, senza freni e senza controllo. Il bambino ADHD è un bambino che non riesce a gestire il suo continuo movimento e/o la sua disattenzione. Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è quindi una patologia potenzialmente invasiva, che può favorire l’insorgenza di altri disturbi, come ansia, depressione o Disturbo della condotta, Disturbo Oppositivo-Provocatorio.
Si tratta quindi di una condizione che si differenzia rispetto ad una vivacità anche intensa, che può caratterizzare fisiologicamente i bambini in età prescolastica. A quest’età un po’ tutti i bambini sono vivaci è pertanto importante saper riconoscere i segnali di rischio dell’ADHD.
Prendiamo in considerazione i possibili “campanelli di allarme”:
Nel caso si riscontrassero uno o più di questi segnali di intensa iperattività, disattenzione, non rispetto delle regole che porta il genitore a non riuscire a far fronte alla situazione con le sole regole educative, può essere consigliato effettuare una consulenza con uno specialista nel settore
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo che include difficoltà di attenzione, concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. E’ bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla “cattiveria” del bambino.
L’ADHD è un vero problema, per l’individuo stesso, per la famiglia e per la scuola e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali e relazionali. E’ un problema che genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino.
Innanzitutto, l’ADHD è un disturbo neurobiologico ad esordio infantile caratterizzato da evidenti livelli di inattenzione, impulsività e iperattività che spesso persistono anche nella fase adolescenziale e in età adulta. La causa è da rintracciarsi nell’alterazione di alcune aree del cervello; in particolare la corteccia prefrontale destra e i due gangli basali, che nei soggetti affetti da ADHD risultano essere meno sviluppati. Questo non significa che i bambini iperattivi presentino delle disabilità intellettive, anzi, molto spesso hanno un’intelligenza superiore alla media, che viene tuttavia accompagnata da difficoltà nell’autocontrollo, incapacità di mantenere l’attenzione per un tempo prolungato e impossibilità di filtrare i numerosi stimoli sensoriali che provengono dall’ambiente circostante. In termini pratici il cervello dei bambini iperattivi risulta quotidianamente bombardato da impulsi e informazioni che cercano di elaborare ma che inevitabilmente li rendono impulsivi, disordinati, poco attenti e ipercinetici. È estremamente difficile per questi bambini stare seduti perché rispondono a qualsiasi cambiamento intorno a loro. Questa loro ipersensibilità agli stimoli li rende delle piccole “trottole” sempre in azione che tentano di svolgere mille attività per poi concluderne pochissime.
I sintomi che caratterizzano il bambino con ADHD (iperattività, impulsività e disattenzione) non sono altro che la conseguenza dell’incapacità dell’individuo di controllare le proprie risposte nei confronti dell’ambiente. Questi bambini infatti non sono in grado di filtrare le molteplici informazioni che giungono ad ognuno di noi in ogni attimo della giornata e quindi di focalizzare la propria attenzione su un singolo compito specifico. Così le difficoltà di varia natura (sociali, scolastiche e familiari) che il bambino accumulerà nella propria esperienza di vita (e che per certi aspetti sono del tutto inevitabili) favoriranno lo sviluppo di comportamenti agitati, oppositivi, provocatori e talvolta aggressivi.
I problemi di autocontrollo del comportamento si ripercuotono negativamente sulle relazioni interpersonali che il bambino intrattiene con gli amici o i compagni. Non sorprende che i bambini con Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività vengano più spesso esclusi o siano i meno popolari tra i compagni. Gli insegnanti li valutano negativamente non solo dal punto di vista del profitto, ma soprattutto sotto l’aspetto comportamentale e del rispetto delle regole sociali. La qualità delle loro interazioni non è adeguata, sia in contesti strutturati che nel gioco, in quanto si osserva un’alta frequenza di comportamenti negativi sia verbali che non verbali.
Vediamo più nello specifico quali sono le problematiche di disattenzione ed iperattività:
L’ADHD deve essere diagnosticata solitamente entro i sette anni di età. È bene osservare i comportamenti del bambino, e se si dovessero riscontrare alcuni ipercinetici, come ad esempio gesti eccessivamente impulsivi o difficoltà nel concentrarsi, è bene effettuare una valutazione da uno specialista al fine di effettuare un approfondimento diagnostico in merito.
Il trattamento per l’ADHD implica il coinvolgimento di scuola, famiglia e bambino stesso, partendo da un inquadramento del disturbo, ossia valutando se tale problematica sia da inquadrare in un disturbo da deficit di attenzione ed iperattività.
Le strategie terapeutiche possono essere attuate su tre fronti, cioè lavorando individualmente con il bambino, operando con la famiglia, attraverso delle strategie di parent education e di parent training, occupandosi del contesto scolastico con il fine di ottimizzarlo.
Il lavoro individuale con il bambino si pone gli obiettivi di insegnamento di tecniche di autocontrollo per la gestione dell’impulsività, delle procedure cognitive utili ad affrontare i problemi che si presentano e sul miglioramento degli aspetti legati all’attenzione.
L’intervento rivolto al bambino nel contesto scolastico prevede, da un lato, il lavoro con gli insegnanti, in modo che possano acquisire alcune strategie utili finalizzate al controllo comportamento del piccolo, dall’altro è necessario operare con i compagni di classe, promuovendo tutti quelli atteggiamenti inclusivi, che possano veicolare dinamiche interattive positive, per mezzo delle quali il bambino possa sentirsi accettato e capito dai coetanei.
L’intervento con i genitori del bambino affetto da ADHD si avvale di due strategie. Nel parent education si forniscono tutte le informazioni necessarie affinché i genitori siano completamente consapevoli della patologia del proprio figlio e li si aiuta e sostiene nel mettere in atto delle strategie più efficaci rispetto a quelle adottate.
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