In questa intervista parleremo con la Dr.ssa Ramasso della logopedia, di quali sono le patologie più diffuse, come si manifestano e come si affrontano.
Il logopedista è un professionista sanitario che opera, in generale, nell’ambito della comunicazione e del linguaggio attraverso un’approfondita valutazione funzionale ed un adeguato programma riabilitativo.
La mia casistica riguarda prevalentemente bambini e adolescenti; talvolta mi trovo a trattare pazienti anche in età adulta e geriatrica.
L’attività del logopedista è volta all’educazione ed alla rieducazione di tutte le patologie che provocano disturbi della voce e del linguaggio, disturbi di apprendimento, handicap comunicativi e patologie legate alla deglutizione. Lavorando nel privato, e soprattutto con bambini e adolescenti, mi trovo a dover trattare perlopiù pazienti che manifestano disturbi dell’apprendimento, disturbi o difficoltà di linguaggio o deglutizione atipica.
La deglutizione corretta di tipo adulto prevede la spinta della lingua contro la parte anteriore del palato; in caso di deglutizione atipica questo non accade e la lingua compie un movimento in avanti, spingendo contro le arcate o interponendosi tra esse.
La terapia per questo genere di problematiche è volta in generale a riequilibrare il sistema miofunzionale e ad impostare un corretto schema deglutitorio attraverso una serie di esercizi mirati che vengono svolti in studio e ripetuti quotidianamente a casa.
Esatto, i disturbi e le difficoltà di linguaggio si presentano soprattutto in età prescolare anche se non mancano bambini che ai 6 anni manifestano ancora alcuni difetti di pronuncia. Per quanto riguarda la mia esperienza professionale, spesso sono le maestre o il pediatra a suggerire una valutazione logopedica.
Le terapie variano molto in base all’età del bambino, alla complessità del disturbo, alle aree di intervento, alla compresenza di altri disturbi etc.
Così come variano obiettivi e tempistiche in base alle aree di intervento, allo stesso modo variano le attività. Nella mia pratica professionale tengo sempre in considerazione l’età del bambino e soprattutto i suoi interessi per renderlo il più possibile collaborante e motivato ad acquisire nuove competenze linguistiche non solo in seduta ma anche nella quotidianità. Non esistono esercizi che vanno bene per tutti: la terapia va sempre personalizzata!
I disturbi dell’apprendimento (più conosciuti con l’acronimo DSA) rappresentano una condizione clinica che si manifesta con difficoltà di lettura, di scrittura e calcolo.
La definizione di una diagnosi avviene solo in una fase successiva alla scolarizzazione e, più precisamente, alla fine della seconda elementare (per la dislessia e la disortografia) e alla fine della terza elementare (per la discalculia) in quanto è necessario attendere che il normale processo di insegnamento sia terminato; si rischierebbe altrimenti di rilevare casi falsi-positivi.
È tuttavia possibile individuare già nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia e nei primi due anni di scolarizzazione alcuni fattori di rischio e indicatori di ritardo che possono consentire l’attuazione di attività di potenziamento sia in ambito scolastico che clinico.
Il ruolo del logopedista nel campo dei disturbi dell’apprendimento è quello di concorre, insieme ad altre figure professionali, alla diagnosi effettuando una ricognizione puntuale e funzionale del quadro in ambito linguistico e curriculare; segue una sintesi di bilancio e un’eventuale presa in carico.
Dipende ovviamente dalla problematica… per i disturbi di linguaggio ci sono campanelli d’allarme e fattori di rischio che si possono rilevare fin dai primi mesi di vita; per quanto riguarda la deglutizione atipica il primo ad accorgersene è generalmente l’ortodontista al momento della prima visita; quando si tratta invece di disturbi o semplicemente di difficoltà d’apprendimento, è necessario attendere la scolarizzazione del bambino, sebbene già nell’ultimo anno della materna sia possibile individuare alcune criticità nell’area dei prerequisiti della letto-scrittura e del calcolo.
In linea generale, in caso di dubbi è sempre consigliato rivolgersi ad uno specialista che sappia rassicurare il genitore o eventualmente indicare l’iter valutativo e/o riabilitativo più adeguato.
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